[corner-ad id=1]Un blog, come questo di romanews.it è uno spazio di approfondimento, di evidenziazione ed anche di ricordo per non dimenticare le cose importanti. Circa un mese fa, su sua richiesta, è andato in pensione Raffaele Guariniello, celeberrimo pm delle storiche inchieste su Ethernit e Thyssen.
Ci piace rinverdire a molte ingessate memorie ricordando il rinvio a giudizio di alcuni massimi esponenti della Juventus calcio, nel caso doping, da parte del giudice Guariniello: è onesto e salutare imporre delle riflessioni. Il giudice intervenne tre anni dopo l’ipocrita stupore generale, quando Zeman sollevò “perplessità” su finanza e farmacie, sui corpi particolarmente “palestrati” di molti giocatori di calcio.
L’allenatore sollevò la bufera rispondendo, forse ingenuamente, a semplici domande, maliziose, poste da giornalisti sportivi. Furono interviste dunque, non si organizzò un convegno, o una serie di seminari, bastò a far notizia.
Il tecnico boemo disse esplicitamente ciò che tutti sapevano, da prima di Maradona, in poi; per molti la paura era di rompere il “giocattolo”, il complice silenzio è stato il vero veleno che ha attraversato trasversalmente il mondo del calcio, intossicandolo a più livelli.
A Zeman fu dato del folle, del terrorista, da parte di giocatori, ex giocatori, da illustri esponenti del calcio, fu commiserato; si deve ricordare anche l’isolamento che subì a Coverciano durante una riunione di allenatori.
Questa è storia.
Queste osservazioni credo sia giusto farle, ma non con lo scopo di sollevare parzialmente da responsabilità, seppur pesanti, la Juventus, ma per evidenziare una matrice, più o meno interconnessa, di connivenze tra vari settori dell’industria calcio; alla fine è il business che conta, al diavolo quel pazzo di Zeman.
Infatti, quelle follie portarono, a breve, alla caduta del CONI (dimissioni di Pescante), alla chiusura del laboratorio dell’Acquacetosa, generando una fase di stallo nel mondo del calcio.
Caparbio nel tener duro il coraggioso Guariniello, dopo tre anni, tirò le somme e partirono i rinvii a giudizio.
In tutta la faccenda c’è da chiedersi se qualcuno pensò mai ai tifosi, ai loro sentimenti, alla loro intelligenza, alla loro sensibilità.
Il calcio, amici lettori, è amore, è magia, poche realtà al mondo hanno una tale capacità di coinvolgimento passionale e d’ascolto. Pochi fenomeni hanno il potere di concentrare in un istante, il gol, gioia e disperazione, nello stesso momento su opposte fazioni, in città e nazioni diverse.
Il calcio è un simbolo insostituibile nella nostra civiltà, parlano i numeri, e proprio perché fonda essenzialmente sulla passione, poco si presta e si coniuga con i meandri tecnico-finanziari legati al business.
I tifosi sono la reale forza e consistenza di questo mondo, e credo che difficilmente si faranno trattare da sottosviluppati; sono i primi a capire il marcio, perché è troppo diverso dalla passione pura, dal sentimento vero.
A coloro che temono che il “giocattolo” si rompi, credo che sia giusto rispondere che, dal momento che si pongono la domanda, sono già fuori gioco. E, con loro, credo sia opportuno associare chi è contro ai giocatori bandiera, chi ammonisce l’esultanza dopo un gol, chi è servo di pochi padroni, chi è troppo occupato in plusvalenze, chi si svende agli sponsors, chi picchia i tifosi in trasferta, chi vorrebbe solo un calcio in TV.
A tutti costoro, i tifosi, gli sportivi, i puri, grideranno forte perderete.
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