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Il giallo del Teatro Petruzzelli di Bari del 1991
Una vicenda molto complessa che ha avuto una “verità processuale” nel 2007 che ha condannato gli esecutori materiali dell’incendio ma non ha identificato i mandanti che restano uno dei tanti “Misteri d’Italia”.
Ventisei anni fa un evento eccezionalmente tragico sconvolse la natura stessa di una città che nel suo teatro più bello aveva trovato una dimensione culturale e sociale molto avanzata.
UN ROGO UN PERCHÉ?
A ventisei anni da quel disastro, a fronte di un’inchiesta giudiziaria e di una sentenza che hanno lasciato molte domande senza risposta, è necessario prendere l’impegno di non dimenticare. Nessuno, né a Bari, né altrove, vuole che anche il rogo del Petruzzelli finisca nell’elenco sterminato e desolante dei misteri d’Italia. Un rosario di vicende dove la giustizia ha sempre perso. E la verità è sempre stata umiliata. Eppure anche per il Petruzzelli questo è il rischio. Un rischio quanto mai concreto. A tanti anni da quel rogo il Politeama Petruzzelli è sempre lì. Un guscio vuoto. Un orrendo, vacuo buco nel cuore di una città nobile e antica.
Una suggestione letteraria contribuisce ad ammantare di mistero quello che potrebbe, sulle prime, sembrare un semplice fatto di cronaca. Anche l’ultimo spettacolo in scena si é concluso con un rogo: il rogo della Norma.
I FATTI
L’incendio esplode attorno alle quattro e trenta di mattina. il teatro, fino a poche ore prima, era in funzione, in occasione del “Forex club”, il congresso degli agenti di cambio, era andata in scena una replica straordinaria della Norma. Tra il pubblico anche una personalità illustre come il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi. Che l’opera del Bellini si concluda con un’immenso rogo appare sulle prime poco più che una suggestione letteraria. La singolare coincidenza tra la scena finale dell’ultima rappresentazione del Petruzzelli e la tremenda fine del teatro lascerà del tutto indifferenti gli investigatori. Perché?
L’ULTIMA SCENA
Poco prima che l’incendio divampasse il Petruzzelli era pieno di spettatori. Una speciale messa in scena della Norma, riservata ai partecipanti ad un convegno, si era da poco conclusa. In platea anche il governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi.
Si raccolgono le prime testimonianze. La più incisiva sembra essere quella di Gennaro Polieri, cameriere del Circolo Unione, le cui sale si trovano al primo piano dell’edificio:
“Fino all’una e mezza di questa mattina abbiamo avuto una festa nuziale” racconta Polieri. Ma dopo la festa il lavoro nel Circolo Unione e nel teatro si era protratto sino a molto più tardi, una circostanza decisiva per dimostrare la dolosità dell’incendio e le sue caratteristiche devastanti. infatti sempre Polieri racconta: “Nel circolo siamo rimasti solo noi camerieri e i cuochi a sistemare tutto. Dopo le quattro ho sentito un sibilo, poi un boato e uno spostamento d’aria e perciò ho pensato ad un terremoto. Dalla finestra però ho visto le fiamme ed ho chiamato subito i vigili del fuoco”.
I pompieri lottano fino a giorno inoltrato con l’incendio. Una lotta vana, anche perché il sistema antifiamme non ha funzionato e per un semplice motivo: non c’era. L’interno ligneo del teatro si trasforma in pochi attimi in un furioso rogo che nulla risparmia. Fanno fatica i vigili anche a trarre in salvo Enza e Pinuccio Tisci, i custodi del teatro, figli a loro volta di custodi, rimasti intrappolati nel loro appartamento che andrà interamente distrutto.
Che l’incendio sia doloso lo capirebbe anche un ceco. I vigili del fuoco stabiliscono senza esitazioni che una delle porte del teatro è stata forzata dall’interno e proditoriamente lasciata aperta (per consentire una rapida via di fuga in caso di scoperta). Il lucchetto che tratteneva la catena di sicurezza e stato tranciato. Un’altra entrata e stata trovata aperta. C’è poi quella strana telefonata anonima arrivata al centralino del “113” attorno alle 22.15 e che avvisava la polizia che una bomba era stata collocata all’interno del Petruzzelli. Stando al questore Renato Capasso, il teatro era stato perquisito prima e dopo la rappresentazione, ma con esito negativo. Nonostante questi indizi, il procuratore capo di Bari Giovanni De Marinis preferisce non sbilanciarsi. La dichiarazione che rilascia alla stampa è quella di rito: “Stiamo indagando in tutte le direzioni”
Personaggio centrale in tutta la vicenda è il direttore del Teatro, Ferdinando Pinto che sarà al centro di un lungo processo pieno di colpi di scene e accuse da parte di pentiti di mafia, che poi saranno smentite.
MA CHI E’ FERDINANDO PINTO?
Ferdinando Pinto è nato a Molfetta (Bari) nel 1947. Fino a 28 anni si e occupato di cinema, essendo stato iI padre, Nicola. tra i primi distributori di film in Italia. prima a Napoli e poi a Bari. Ha assunto la gestione del Petruzzelli nel 1979, mantenendola per oltre un decennio. fino al giorno dell’incendio (27 ottobre 1991). Nell’88 era stato nominato commissario straordinario dell’Opera di Roma. incarico che aveva mantenuto per poco più di due anni. Dopo il rogo di Bari, ha assunto la presidenza del Teatro di Roma (per cinque anni).
Per il Petruzzelli, nell’87 organizzò una rappresentazione dell'”Aida” al Cairo. Nello stesso anno ospitò nel Petruzzelli le riprese del film “II giovane Toscanini” di Franco Zeffirelli, con Elisabeth Taylor.
Le stagioni di “Teatrodanza” del Petruzzelli, dall’80 in poi, sono state tra le piu ricche per la rilevanza degli spettacoli e per la fama di alcuni dei protagonisti. Tra quelli di maggior rilievo, l'”Apres midi d’un faune” con Margot Fontaine in una delle sue ultime apparizioni in pubblico e Rudolf Nureyev.
Nell’81 (in un libro dello scrittore Giorgio Saponaro) Pinto raccontò di se e del Petruzzelli: “In famiglia abbiamo sempre avuto una forte attrazione per il mondo dello spettacolo e per il teatro in particolare. Quando nel 1973, mi occupai della produzione di “Polvere di Stelle” di e con Alberto Sordi ho avuto il classico colpo di fulmine peril Teatro Petruzzelli. Alla fine delle riprese, naturalmente, ero completamente conquistato ed ora sono felice di occuparmene”. L’arresto di Pinto ha destato stupore nell’ambiente teatrale romano, dove si e fatto un buon nome come organizzatore teatrale e imprenditore in proprio.
II presidente dell’Agis Carlo Maria Badini ha detto: “Per un uomo di spettacolo la sola idea di perdere it proprio teatro è sconvolgente. Pensare di commissionarne la distruzione a una cosa orribile, un vero sacrilegio: non riesco a credere che possa essere successo”.
Pinto, mentre era ancora presidente del Petruzzelli, nell’88, dopo la morte di Antignani, divenne commissario del teatro dell’Opera di Roma, raccogliendo consensi per il suo operato. La logica della lottizzazione chiuse dopo due anni quell’esperienza. In seguito ad una nuova tornata di nomine negli enti culturali della città, la Democrazia cristiana impose Gian Paolo Cresci al vertice dell’Opera. A Pinto, socialista, toccò in seguito la presidenza del Teatro di Roma, nell’agosto del 1991, con Pinto presidente e Pietro Carriglio (Dc) direttore artistico, it teatro di Roma ha concluso negli ultimi mesi l’iter di trasformazione in ente morale, adeguandosi (primo in Italia) alla legge Tognoli. lnoltre ha cominciato ad uscire da un travagliato biennio segnato da deficit miliardari e da un interminabile regime di proroga degli organi sociali.
(ANSA, 8 luglio 1993)
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